Nello scrivere questo mio augurio per un nuovo inizio di anno scolastico, mi sono chiesto come avrei potuto sperare di applicare efficacemente l’aurea regola dell’Abate Dinouart (L’art de se taire,1771) “E’ bene parlare soltanto quando si deve dire qualcosa che valga più del silenzio”.
Sono riandato per questo ad una lettera scritta nel 2002 agli insegnanti italiani dallo psicologo statunitense James Hillman e mi sono imbattuto in una serie di lettere di risposta, fra queste quella di un’insegnante, che scrive: “Mentre un ragazzo trova la proprio strada, altri la perdono nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza. E noi siamo lì”. Mi soffermo su questa affermazione rivolgendomi alle scuole dell’Emilia-Romagna, agli insegnanti, agli allievi ed alle loro famiglie, ai dirigenti scolastici ed al personale delle segreterie come pure a tutto il personale dell’Ufficio Scolastico Regionale.
Bambini e ragazzi cercano la propria strada che trovano, sia pure a fatica e con grandi rischi. Talvolta, però, si smarriscono. Mentre noi siamo lì. Siamo lì nelle nostre vesti professionali e nella nostra umanità e siamo lì come genitori, fratelli, zii, nonni, amici. Ma come siamo lì, come ci collochiamo a questi fatidici crocicchi nei quali una vita potrebbe trovarsi o perdersi?
Siamo lì come le statue di Giano, che si limitano ad avere tante facce quante sono le strade, indifferenti a ciascuna? Siamo lì come le pietre miliari che marcano la strada conosciuta e segnano la distanza più breve verso la prossima città, ma tuttavia restano lì, inerti, a guardare, anche se qualcuno prende una via senza uscita? Siamo lì come la voce metallica del navigatore che ossessivamente ripete “tornare indietro e svoltare appena possibile”?
Compito dell’adulto è quello di stabilire relazioni educative con i giovani, di esserci, di farsi ingaggiare. I docenti sono chiamati ad essere adulti genuini e professionalmente formati, capaci di vivere l’avventura straordinaria della formazione delle giovani generazioni costruendo relazioni umane dentro la scuola. “I giovani hanno bisogno, e direi, diritto di incontrare persone libere e capaci di un servizio di libertà; persone serene ed autentiche nell’accompagnamento di quanti sono ai primi passi dell’itinerario pedagogico; persone, infine, convinte dell’insostituibile magistero culturale che esercitano e generose nell’offrire speranza”.
Il richiamo ad offrire generosamente speranza invita a chiedersi quante volte invece la scuola sia afflitta da generatori d’ansia. E’ ovvio, una istituzione come la scuola che in Emilia-Romagna conta circa 540.000 studenti, 45.000 docenti e 13.000 ata non può non avere complessità ed anche difficoltà. Ma queste – così come le difficoltà della vita – vanno affrontate con ragionevolezza e speranza, non come profeti di sventura.
Sapendo anche che la scuola è positiva, creativa, dinamica; senza dimenticare le significative novità di quest’anno, come ad esempio l’immissione in ruolo in regione di poco meno di 6.000 fra docenti ed ata.
“L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni” (Papa Paolo VI). Tanti fra voi sono maestri perché testimoni, nella vita personale e – allo stesso modo e con lo stesso cuore – nella vita professionale, qualunque sia il ruolo ricoperto. Testimoni di un modo di stare al mondo che non è quello di colui che osserva ciò che accade pensando che non lo riguardi, ma di chi si accanisce, vita per vita, persona per persona, volta per volta, perché nessuno si perda. Perché anche i rischi, gli errori e le vie sbagliate possono essere recuperate e confluire in un futuro, anziché impantanarsi nel nulla dell’autodistruzione.
A voi, non come esercizio di vuota retorica ma come atto di fiducia, accompagnamento e ringraziamento, assicuro l’impegno degli Uffici dell’Amministrazione a servizio del sistema educativo di istruzione e formazione di questa regione. Rivolgo infine il mio saluto con le parole di Philippe Petit, funambolo che ha camminato su un filo teso tra le Torri Gemelle di New York. So che leggendole capirete perché le ho scelte e perché le dedico a voi.
“... chi è fiero della propria paura
osa tendere cavi sui precipizi
si lancia all’assalto dei campanili
allontana e unisce le montagne ...
Il filo non è ciò che si immagina. Non è l’universo
della leggerezza, dello spazio, del sorriso,
è un mestiere sobrio, rude, scoraggiante.
E chi non vuole intraprendere una lotta accanita
di sforzi inutili, pericoli profondi, trappole,
chi non è pronto a dare tutto per sentirsi vivere,
non ha bisogno di diventare funambolo.
Soprattutto, non lo potrebbe”.
Il mio augurio a tutti voi adulti che operate nella scuola è che anche quest’anno nella quotidianità possiate educare divenendo capaci anche di stendere cavi sui precipizi.
Settembre 2011
Stefano Versari
Vice Direttore Generale
Ufficio Scolastico Regionale
per l’Emilia-Romagna
data di creazione: | 15/09/2011 |
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data di modifica: | 15/09/2011 |