Inaugurazione di "DoceBO - Contributi ed esperienze per l'educazione e la didattica"

Fiera di Bologna, 19-20 settembre 2008.
Intervento del direttore generale Luigi Catalano per l'inaugurazione il 19 settembre 2008

Ringrazio i dirigenti scolastici e gli studenti convenuti in questo scenario di Palazzo Accursio sempre sorprendente per vivere insieme quella che abbiamo pensato come una festa: la festa della scuola dell’Emilia-Romagna!
Omaggiare il servizio pluriennale dei presidi che quest’anno sono andati in pensione e premiare il merito degli studenti che nel corso dell’Esame di Stato passato hanno conseguito la lode, non può che essere fatto in un’atmosfera di festa. E’ come se la scuola nel suo complesso, nelle sue componenti, nella sua quotidianità e nel suo essere trasmettitrice di saperi e valori, oggi e nelle vostre stesse persone trovasse sintesi e compimento.
Non è facile, ma sono sicuro che, se ognuno di voi, tanto nella matura quanto nella giovane età, provasse a ripercorrere i fotogrammi della propria esperienza scolastica, troverebbe consonanza tra gli eventi che oggi celebriamo. Se oggi nella nostra scuola regionale abbiamo così tante eccellenze è anche grazie al merito di quanti hanno speso tutta la vita professionale tra le “quattro mura scolastiche”, come recitava uno sketch radiofonico di qualche anno fa.
Credo, a ragione, che questi eventi che oggi si incontrano – il pensionamento e il diploma, entrambi con lode, se mi è permesso – non siano solo il termine, il compimento di un’esperienza. Ma, soprattutto, l’inizio di una nuova fase di vita in cui mi auguro possiate mettere a frutto le esperienze maturate.
 
Cari dirigenti, se ripenso a questi ultimi trent’anni della scuola italiana, che anche io ho vissuto nella pubblica amministrazione, non posso non pensare quanto siano stati anni dalle sfide eccezionali. L’avvento della scolarizzazione e della cultura di massa, i mutamenti della società e della famiglia, le nuove problematicità poste dall’infanzia e dall’adolescenza, l’accelerazione e la trasformazione dei saperi e della comunicazione…solo per citare alcuni degli “strappi” che come presidi, direttori e direttrici – e prima ancora insegnanti - avete affrontato, facendo leva in alcuni casi – va ammesso - solo sulla vostra iniziativa, sul vostro buon senso e sulla vostra intelligenza relazionale.
Ho utilizzato, infatti, non a caso i termini “tradizionali” di preside, direttore e direttrice per indicare la vostra figura. Probabilmente in questo giorno portate con voi non solo un’esperienza, ma un modo d’essere la cui traccia non va persa. Il dirigente che amministra ma conosce; che gestisce, ma si relaziona. Attento ai conti ma anche agli apprendimenti.
Le trasformazioni imposte in questi anni alla funzione dirigenziale, se mal interpretate, rischiano di toccare proprio questi aspetti che, a mio parere, costituiscono il cuore del ruolo. Credo, infatti, riandando ai ricordi di scuola, che sia un ricordo positivo di tutti, giovani e adulti, il dirigente che per i corridoi ti salutava o ti chiamava per cognome, nome o, persino, ricordandosi la classe. Un ricordo che non vuol avere il gusto retrò da libro Cuore, ma può risvegliare anche nei numerosi vostri colleghi neoimmessi nei ruoli comportamenti comunicativi e relazionali quantomai moderni nella gestione della scuola.
Il nostro riconoscimento di oggi è, evidentemente, simbolico. Ma dietro vi è il riconoscimento vero e sentito di una professionalità, di una competenza che si è espletata silenziosamente e quotidianamente, negli incontri, negli scontri; nella valorizzazione dei propri insegnanti, nella comprensione degli studenti, nell’ascolto e conoscenza delle famiglie e delle loro esigenze. E il ringraziamento per una dedizione che, solo chi ha passato la vita scandita dal ritmo dell’anno scolastico, può conoscere fino in fondo. Il dirigente, è evidente, non è la scuola. Ma è indubbio che quando si entra in un Istituto in cui egli “vive” – è il termine esatto – la propria leadership educativa in maniera completa… beh, lo si percepisce dal clima, dai corridoi, dall’aula dei docenti, dagli umori del personale.
E – mi sia permesso - lo si percepisce anche, come in una famiglia in cui il pater familias è al servizio delle opportunità dei membri, dal successo formativo dei propri studenti che non può non essere influenzato positivamente dalle azioni complessive dell’istituzione.
 
Perciò, cari studenti, non dimenticatevi dei vostri dirigenti e dei vostri docenti. Anche se nel presente la vostra vita è proiettata negli studi universitari, nella realizzazione professionale, ricordate che, molto di quel che siete e che sarete, non è solo frutto delle vostre capacità, ma anche di una scuola che ha saputo in ogni giorno della vostra esperienza guardarvi negli occhi e valorizzare quel che siete. Dal primo gioioso, figurato, colorato appello della scuola dell’infanzia alla valutazione ufficiale, dal tono burocratico, della commissione d’esame.
Di quell’esame che un tempo si chiamava di maturità e che giustamente oggi ha acquisito anche nel termine “Stato” maggiore dignità istituzionale. La maturità, come insegnano gli insegnanti e i pedagogisti, non è misurabile e, pertanto, difficile da esaminare. Tuttavia, non si può negare che risultati di eccellenza come i vostri non si colgono solo con la dedizione allo studio o con la conoscenza del sapere.
Rivelano una completezza della persona che è frutto della forza della vostra giovane età coniugata alla consapevolezza di capacità e competenze. Competenze – gli inglesi hanno il termine skills, che sintetizza efficacemente tutto questo – che sanno di cultura, ma anche, e soprattutto, di vita e di una parola antica ma ancor oggi vera: valori. Che, mi auguro, sappiate mettere a frutto nelle esperienze che si spalancano di fronte a voi.
 
Da uomo che come molti di voi ha passato gran parte della vita professionale al servizio dello Stato e della Costituzione, in conclusione, mi piace pensare che quello di oggi sia l’incontro tra chi ha usufruito di un diritto e chi ha compiuto un dovere; tra chi ha permesso l’esercizio dei diritti e chi, svolgendo il proprio dovere, ha dato pieno compimento a quel diritto sancito dal’art. 34 della Costituzione: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.
Infine, ringrazio l’assessore Manzini della sua presenza e dell’ormai consolidata collaborazione: se questi dirigenti e questi docenti sono riusciti a compiere il loro percorso di vita e di formazione in scuole che hanno offerto opportunità e risorse, lo si deve anche al contributo della collaborazione interistituzionale con la Regione e all’attenzione attiva alle problematiche della scuola statale. E, a proposito di eccellenze, solo con questa “illuminata” e lungimirante partnership e grazie alla dedizione quotidiana di insegnanti, studenti e famiglie, si possono ottenere risultati come quelli ottenuti dagli istituti Oriani di Faenza e Einstein di Rimini, saliti in questi giorni alla ribalta della stampa regionale, una volta tanto non per video equivoci o fenomeni di bullismo. Nella valutazione OCSE-PISA i quindicenni di queste scuole sono risultati secondi solo – e per poche spanne in alcuni ambiti – ai soliti finlandesi e coreani e tra i primi d’Italia.
Un risultato lusinghiero che conforta nella scelta di regionalizzare i dati Ocse-Pisa e che ci incoraggia ad andare avanti nella direzione della valorizzazione del merito, come attesta questa giornata e la mission pronunciata ieri dal Ministro Gelmini in Commissione parlamentare.
 
Luigi Catalano
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data di creazione: 12/11/2008
data di modifica: 18/11/2008