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Intervento del Direttore Generale dott.ssa Lucrezia Stellacci al «Meeting per l'amicizia tra i popoli» di Rimini.

L'intervento è avvenuto nell'ambito dell'incontro proposto da Diesse (Didattica ed Innovazione scolastica), in collaborazione con Federazione Impresa sociale e Compagnia delle Opere, giovedì 28 agosto 2003, sul tema «Quale stato giuridico per l'insegnante della Riforma».

Ringrazio quanti mi hanno consentito di portare il saluto della scuola emiliano-romagnola, che mi onoro di rappresentare a questo incontro.
Sono particolarmente contenta di aprire un incontro di riflessione sul tema dello stato giuridico dell’insegnante che è questione centrale nell’Agenda Scuola.
Non solo per i numerosi profili che coinvolge a partire da quello sindacale, ma perché è presupposto essenziale per consentire al docente di svolgere in maniera rinnovata la funzione che la società gli affida.
“L’insegnante si qualifica - diceva Hanna Arendt - per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire altri in proposito, mentre è autorevole in quanto di quel mondo si assume le responsabilità.
Di fronte al fanciullo è una sorta di rappresentante di tutti i cittadini adulti della terra, che indica i particolari dicendo: ecco il nostro mondo”.
E’ chiaro dunque quanto la funzione docente sia una funzione di interesse pubblico perché mirata al perseguimento di un bene pubblico quale lo sviluppo della personalità delle giovani generazioni.
L’approvazione della legge di riforma della scuola rende urgente un intervento che ridefinisca lo stato giuridico del personale docente secondo i principi di libertà d’insegnamento e di responsabilità professionale.
L’obiettivo deve essere proprio questo: la valorizzazione della professionalità docente.
Non compete a me entrare nel merito delle proposte di legge già presentata in Parlamento.
Osservo tuttavia che l’affronto e la positiva soluzione di questo tema è condizione necessaria per l’attuazione della Riforma che il legislatore è chiamato ad affrontare questo tema delicatissimo ricercando, per quanto possibile, il massimo del consenso politico tra le diverse aree culturali del Paese, perché si rischierebbe altrimenti di scaricare le tensioni derivanti dalle contrapposizioni sulla vita della scuola, danneggiando proprio coloro che ci stanno più a cuore e che sono gli studenti.
Don Milani osservava che occorre avere il coraggio di dire ai giovani la necessità che si sentano responsabili; è compito delle famiglie e della Scuola trasmettere questo senso di responsabilità, ma per farlo gli insegnanti devono essere messi in grado di essere responsabili pienamente della loro insostituibile funzione didattica ed educativa.
Afferma il Concilio Vaticano II: “E’ legittimo pensare che il futuro dell’umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani, ragioni di vita e di speranza” (G.S. 31).
Aiutiamo i nostri docenti, nelle cui mani è il futuro dell’umanità, a costruire un futuro migliore del presente.
Proprietà dell'articolo
data di creazione: 02/09/2003
data di modifica: 29/09/2003